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AUMENTO TASSI BCE

AMMINISTRATORE ANZUINI DANIELE
Pubblicato da Anzuini Daniele in NEWS · 25 Novembre 2022
Tags: TassiBCEaumentoconsimmobiliare
La Banca centrale europea si appresta a  varare il suo primo rialzo dei tassi da 11 anni a questa parte. Il  Consiglio direttivo si svolgerà tra domani sera, con la cena informale  che precede la riunione operativa, e giovedì mattina. Gli orari degli  annunci sono stati recentemente modificati: le decisioni di politica  monetaria verranno comunicate alle 14 e 15. Mezz’ora dopo, alle 14 e 45  la presidente Christine Lagarde terrà la conferenza stampa esplicativa. I  continui aumenti del carovita sono l’elemento maggiormente sotto i  riflettori dell’istituzione di Francoforte, mentre quasi tutte le banche  centrali del mondo stanno portando avanti manovre di correzione delle  rispettive linee monetarie, con rialzi dei tassi.

Per parte sua la Bce ha più volte affermato che in questa  riunione di luglio avrebbe alzato i tassi di 25 punti base, su tutti e  tre i riferimenti: il rifinanziamento pincipale, che sta a zero, le  operazioni marginali (0,25%) e i tassi sui depositi che le banche  commerciali parcheggiano presso la stessa istituzione, che sono al meno  0,50%. Nelle ultime sedute il nervosismo dell’attesa si è accompagnato  da inevitabili speculazioni su possibili aumenti più marcati sul costo  del danaro. Ma ad oggi dall’istituzione non sono giunti segnali in tal  senso e operare un aumento diverso da quello, più volte preannunciato,  rappresenterebbe un elemento sgradevole per la comunicazione della  stessa Bce. Sebbene una mossa simile potrebbe essere giustificata dal  quadro di galoppante inflazione in cui sta operando.

Eurostat ha appena confermato che a giugno il carovita nell’area  euro è salito all’8,6%. La Bce aveva anche preavvertito che procederà ad  un ulteriore rialzo alla riunione di settembre e che in quel caso  potrebbe essere più energico di quello stabilito per giovedì, quindi da  50 punti base. Al di là delle elucubrazioni di stampa, il Consiglio  direttivo ha sempre detto che le sue decisioni sarebbero state basate  sui dati. Quindi, giovedì, un elemento molto rilevante sarà  rappresentato da come si sia sviluppato il quadro inflazionistico, in  particolare rispetto alle stime che erano stato aggiornate a giugno. I  tecnici della Bce avevano alzato la previsione sul carovita di  quest’anno al 6,8% – un valore che già pochi giorni dopo sembrava  ottimistico – sul 2023 prevedevano un 3,5% sul 2024 2,1%, quindi quasi  in linea con il target Bce che vuole un’inflazione al 2% simmetrico sul  medio termine.

Sulla crescita prevedevano un più 2,8% del Pil dell’eurozona  quest’anno e più 2,1% sia nel 2023 che nel 2024. Le prospettive di  economia e crescita sono ovviamente condizionate dal conflitto in  Ucraina e, in particolare, dalle sanzioni che Usa e Ue hanno imposto  contro le forniture di beni e materie prime dalla Russia, che hanno  contraccolpi particolarmente dannosi specialmente se su petrolio e gas.  Non è chiaro se la stessa Russia possa decidere uno stop alle forniture  di metano. Intanto anche i continui problemi nelle catene di  approvvigionamento globali, esacerbati dai nuovi controversi lockdown  decisi dalle autorità in Cina creano ulteriori pressioni sui prezzi che  si riverberano anche nell’eurozona. Intanto i recenti forti cali  dell’euro sul mercato dei cambi, in particolare rispetto al dollaro che  risulta sostenuto da rialzi dei tassi molto più energici da parte della  Federal Reserve creano ulteriori pressioni a causa dell’inflazione  “importata”. E anche questo aspetto sarà con ogni probabilità discusso  dai banchieri centrali di Francoforte.
Infine, ma certamente non ultimo, specialmente per l’Italia, il  Consiglio dovrebbe discutere anche del nuovo strumento  antiframmentazione su cui aveva deciso di accelerare i preparativi, dopo  le turbolenze innescate dalla mancanza di decisioni alla riunione di  giugno.



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