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EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

AMMINISTRATORE ANZUINI DANIELE
Pubblicato da Anzuini Daniele in News · 9 Ottobre 2023
Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva “case green”, revisione della direttiva EPBD sulla prestazione energetica degli edifici. L’obiettivo è arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Nuovi edifici a emissioni zero dal 2028, dal 2033 nuove costruzioni e ristrutturazioni in classe D. Previste deroghe per gli stati membri e misure per aiutare a combattere il cambiamento climatico, ridurre le bollette e sostenere le famiglie vulnerabili.



Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni, il Parlamento europeo questo pomeriggio ha approvato la direttiva Case green che, come sappiamo, ha l’obiettivo di aumentare il tasso di riqualificazione degli edifici in Europa, ridurre i consumi e le emissioni del settore edilizio entro il 2030, in modo da raggiungere la neutralità climatica al 2050.
Si conferma quanto già approvato dalla Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento Europeo.
  • A partire dal 2026 i nuovi edifici di proprietà pubblica dovranno essere a emissioni 0; la scadenza per tutti gli altri edifici è al 2028.
  • Entro il 2028 tutti gli edifici in cui sia possibile, da un punto di vista economico e tecnologico, dovranno dotarsi di tecnologie solari. La scadenza per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti è il 2032.
  • Entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E (2027 per quelli pubblici) ed ed entro il 2033 la D (2030 per quelli pubblici). L’obiettivo è di partire dal 15% di edifici più energivori classificati nei vari paesi in classe G, che in Italia si stima siano 1,8 milioni, su un totale di 12 milioni di edifici residenziali.
  • Sono esclusi da questi obblighi i monumenti e i singoli paesi potranno esentare gli edifici dal significativo valore storico o architettonico, chiese e luoghi di culto, ma anche immobili di edilizia sociale in cui gli interventi di riqualificazione porterebbero a un aumento dell’affitto non compensato dai risparmi in bolletta. Sono previste deroghe anche per particolari categorie di edifici residenziali, considerando la fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e la disponibilità di manodopera qualificata.
  • Vietati i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili dal 2035. A partire dalla data di recepimento della Direttiva i Paesi dell’UE devono vietare l’uso di combustibili fossili negli impianti di riscaldamento, per gli edifici di nuova costruzione e per quelli sottoposti a ristrutturazioni profonde. Inoltre, secondo i deputati, i combustibili fossili dovrebbero essere totalmente eliminati entro il 2035, a meno che la Commissione europea non ne autorizzi l’uso fino al 2040.
Verranno ora avviati i negoziati con i Governi dell’UE che porteranno al testo definitivo. I vari paesi dovranno definire nei vari piani nazionali di ristrutturazione le misure per garantire il rispetto di questi obiettivi. Saranno in ogni caso previste misure di sostegno e finanziamenti. I deputati per esempio chiedono che sia introdotto un premio cospicuo per le ristrutturazioni profonde, soprattutto se riguardano edifici nelle peggiori classi energetiche e aiuti destinati alle famiglie più in difficoltà o in condizioni di povertà energetica.
Direttiva “Case Green”, reazioni di politica e associazioni
Il relatore della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia Ciarán Cuffe (Greens/EFA, IE) ha sottolineato che la Direttiva EPBD rappresenta anche “una strategia di crescita per l’Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro migliorando al contempo il benessere di milioni di persone che vivono in Europa”.
Per nulla soddisfatto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto che parla di un testo insoddisfacente soprattutto per i tempi previsti, considerando la peculiarità del mercato italiano. Il ministro sottolinea che, senza mettere in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, “manca una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”.
L’Ance, pur condividendo gli obiettivi della direttiva in una nota sottolinea che in Italia è necessario e urgente attuare un grande piano di riqualificazione energetica degli edifici, ma è altresì indispensabile trovare strumenti e risorse specifiche per la realtà italiana, “la transizione ecologica non è sostenibile se fatta solo sulle spalle dei cittadini”.
AiCARR, l’Associazione italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione, parla della Direttiva come di uno strumento positivo che avrà benefici effetti sulla riduzione delle emissioni e il miglioramento dell’efficienza energetica. Ma sottolinea che tali misure devono essere sostenute da sistemi virtuosi, a partire dai costi: “È necessario che l’Europa introduca strumenti finanziari più efficaci e stabili del Superbonus, che non droghino il mercato, come avvenuto negli scorsi mesi, e che rendano sostenibili le spese da affrontare per l’efficientamento energetico di un parco edilizio come quello italiano”.
Di parere contrario la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che sostiene che la nuova Direttiva creerà un grande caos in tutta Europa e in particolare in Italia, “introducendo una mega-patrimoniale sulle famiglie e portando ad una velocissima svalutazione degli immobili, senza però apportare gli sperati benefici sul fronte ambientale ed energetico”. I problemi secondo l’Associazione sono diversi, a partire dalla mancanza di materie prime e di forza lavoro in grado di intervenire su 1,8 milioni di edifici interessati, e dai costi non sostenibili per i cittadini.



Emissioni 0 per i nuovi edifici a partire dal 2028
Ricordando che gli immobili dell’UE sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% del nostro consumo energetico, il testo approvato prevede che a partire dal 2028 tutti gli edifici residenziali dovranno essere a emissioni 0, mentre per le proprietà pubbliche la deadline sarà nel 2026 (la Commissione aveva proposto rispettivamente il 2030 e il 2027). Inoltre, sempre dal 2028, dovranno essere utilizzate tecnologie rinnovabili, se economicamente sostenibili, nei nuovi edifici, mentre quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti avranno tempo fino al 2032 per adeguarsi.
Per quanto riguarda la classe energetica è richiesto che gli edifici residenziali raggiungano la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033, gli edifici non residenziali e pubblici dovranno raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F ed E).
I singoli Paesi dovranno definire le misure per raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva coerentemente con i propri Piani nazionali; considerando inoltre che gli edifici in Classe G dovranno corrispondere a un massimo del 15% del patrimonio edilizio nazionale, si terrà conto delle differenze tra i vari Stati dell’UE e delle peculiarità, prevedendo deroghe.
I Paesi potranno per esempio decidere di escludere da questi obblighi gli edifici di valore storico o architettonico, i monumenti e i luoghi di culto. Inoltre gli Stati membri potranno esentare gli alloggi di edilizia popolare nel caso in cui i lavori di ristrutturazione comportino un aumento dell’affitto che non possa essere compensato da un risparmio sulle bollette energetiche.
Misure di sostegno contro la povertà energetica
La normativa prevede che i Piani nazionali di ristrutturazione includano misure di sostegno con obiettivi chiari, programmi di ristrutturazione a costo zero e misure che facilitino l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti, prevedendo per esempio premi  per le ristrutturazioni profonde, soprattutto degli edifici con le peggiori prestazioni. Inoltre dovrebbero essere previste sovvenzioni e sussidi mirati a supporto delle famiglie vulnerabili per contrastare la povertà energetica.
Il progetto di legge sarà sottoposto al voto dell’Assemblea durante la sessione plenaria del 13-16 marzo. Gli eurodeputati avvieranno poi i negoziati con il Consiglio per concordare la forma finale del disegno di legge.
Il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, ha spiegato che in Italia le caratteristiche del patrimonio edilizio sono diverse da quelle di altri paesi dell’Unione, che dovrebbero essere tenute in considerazione, pur rimanendo la priorità di migliorare le prestazioni degli edifici: “Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Vediamo come va in Parlamento europeo, poi ci sarà il Trilogo e si riaprirà una trattativa in cui il ruolo dei singoli Paesi ritorna molto forte. E’ una partita di equilibrio tra Stati”.

Edifici a emissioni zero entro il 2050
Il Consiglio chiede che dal 2028 siano a emissioni 0 i nuovi edifici pubblici e dal 2030 tutte le nuove costruzioni.
Sempre dal 2030 sarà obbligatorio per i nuovi edifici l’attestato di prestazione energetica.
Per quanto riguarda gli edifici esistenti è previsto un inasprimento delle norme minime di prestazione energetica, ovvero della quantità di energia che gli immobili potranno utilizzare per m2 all’anno, considerando come base il parco immobiliare del 2020.
Gli edifici non residenziali dovranno ridurre i consumi del 15% entro il 2030 e -25% entro il 2034.



Per  quelli residenziali si fa riferimento alla classe di efficienza energetica: entro il 2033 dovranno essere in classe D ed entro il 2040 ogni paese dovrà fissare proprie regole per garantire di raggiungere le 0 emissioni entro il 2050.
Sono previste delle eccezioni per gli edifici storici, quelli di proprietà delle forze armate, i luoghi di culto, edifici indipendenti con superficie inferiore a 50 m2 e i siti industriali, officine e edifici agricoli non residenziali.








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